Il protagonista assoluto di questa tradizione è il Piffero, un oboe popolare simile ad altri strumenti ad ancia doppia diffusi in varie parti del Mediterraneo e alla bombarda bretone. È realizzato generalmente in legno chiaro di bosso oppure nero di ebano. L’ancia, facilmente conosciuta come musotto viene realizzata in canna ed è evidentemente la parte più fragile dello strumento per cui deve essere sostituita spesso e i suonatori imparano tra le altre cose a costruirsele con una tecnica molto particolare e raffinata. L’ancia è fissata con cera d’api, che serve anche a chiudere alcuni fori non utilizzati. Due vere dorate e una piuma di gallo infilata nella campana completano il rustico aspetto dello strumento, conservato dal suonatore in una custodia di legno, portato con una cinghia.

Questo strumento su tutto questo territorio non ha mai smesso di suonare. Le sue origini sono incerte, ma ci sono sue tracce già in documenti di metà XVI secolo recuperati in alcuni archivi parrocchiali. Inizialmente accompagnato da una cornamusa tradizionale chiamata Musa, il Piffero ha animato da allora ogni ricorrenza festiva con un repertorio corposo, antico, trasmesso attraverso i secoli che comprende oltre le melodie da ballo, brani che scandivano i momenti della vita contadina: questue come il cantamaggio, la galina grisa, il carlin di maggio, la Santa Croce; il carnevale con la povera donna; la partenza per la leva con leva levon; il matrimonio con la sposina e altri brani “da strada” come la sestrina per accompagnare i cortei nelle varie occasioni. 

La svolta verso ciò che ci porta ai giorni nostri arriva intorno agli anni ’30 quando il più grande pifferaio Giacomo Sala, detto Jacmòn decise di sperimentare una via nuova per proseguire la sua storia di suonatore: provò a farsi accompagnare non più dalla Musa, ma dalla Fisarmonica che da allora divenne per il Piffero un’amante inseparabile.

Ad oggi la coppia Piffero-Fisarmonica anima tutte le feste da ballo nelle moltissime occasioni che legano le comunità che si ritrovano per ballare, per stare in compagnia, mangiare piatti tipici e rinsaldare i legami tra chi è rimasto e chi è partito e anche con chi non è del luogo ma è disposto a fare molta strada per conoscere ed incontrare personaggi e tradizioni antiche.

Le occasioni per il ballo non mancano mai, soprattutto d’estate quando non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma anche d’inverno ci sono moltissimi eventi che spaziano dal ballo, a conferenze, a corsi di ballo per chi desidera avvicinarsi.

La festa è come un contenitore magico di emozioni, di sensazioni, d’ascolto e di partecipazione.

Il modo di ballare, l’interpretazione e gli abbellimenti possono essere diversi: è una festa da ballo, dove ognuno è libero di esprimere la propria individualità nel rispetto della tradizione e dello stile più antico. Qualche coppia balla in modo più energico e saltellante, altre sono più contenute, qualcuno inserisce abbellimenti come passi di marcia o passi incrociati.

Tutto questo racchiuso tra il tempo che va dal primo valzer al bacicìn finale che come una specie di ultima sfida tra suonatori e ballerini invita a tornare a casa nella trepidante attesa della prossima festa.